| | | OFFLINE | Post: 177 | Registrato il: 11/07/2020 | Città: ROMA | Età: 104 | Sesso: Femminile | Utente Junior | |
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01/05/2024 00:42 | |
Henlo <3
Sono qui a sottoporre la candidatura di Brijit:
- V livello, in land da quasi 2 anni
- Razza umana, attuale livello attività 10/10
- Stirpe desiderata: Ibrido
- Genitore: Lars Valdemar
- Forma Animale: Vedova Nera
- Tratti della forma animale: voglia scarlatta a forma di clessidra all’altezza del ventre
Riguardo a “quel che per me è un Drakul”… beh <.<
Mi sento di confermare la risposta data quattro anni fa con la candidatura di Asphodel (al momento Congelata), e oggi aggiungo: è la mia razza chiusa preferita, qui su LoM. Senza nulla togliere alle altre, naturalmente – si tratta di un gusto pesonale –, ma la potenzialità che offre questa razza è a mio parere unica. Oggi come allora sono affascinata dalla possibilità di giocare quell’aspetto che va oltre, al di là della vita, declinando la stessa attraverso un filtro che mi permette d’indagare filosoficamente “le grandi domande dell’esistenza” in relazione alla psicologia del personaggio.
Con Asphodel, giocando un Drakul, ho avuto l’opportunità di riparare un’identità estremamente frammentata e fratturata, un’anima destinata al suicidio per quanto, in superficie, apparisse spensierata. Attraverso la Morte si è fatta, da “topolino” che era, un gattopardo – un predatore. Da vittima si è fatta carnefice. E i nomi e le maschere si sono fatti gioco più che scudo, le bizzarrie continue commedie con cui confondere e divertire il prossimo – prima di un assaggino.
Attraverso la Morte ha trovato l’Amore e l’Anima Gemella, Jehrome e Akius, una Famiglia (le Ombre) verso la quale ha votato se stessa. Ha accolto una bambina in carne e ossa (Yue), esorcizzando l’aborto e la figlia perduta. Ha avuto una figlia immortale generata nel panico, per salvarla dalla fine ultima.
E lutti, altri dolori che l’hanno condotta a perdersi altrove nel suo cerchio narrativo.
Ho esplorato tanto con Asphodel, grazie a questa razza… ed è per questo motivo che adesso intendo candidare Brijit, personaggio diametralmente opposto al primo.
BG, Motivazione della Candidatura e Scopo dell'Ibrido Premessa.
Brijit nasce come mio secondo PG e pertanto si trova, rispetto al primo, ancora “all’inizio” del suo percorso narrativo. Non è stata contemplata per appartenere a una razza chiusa – anzi: desideravo che restasse umana poiché la più grande benedizione per lei sarebbe stata quella di ricevere, dopo una vita di “servizio a Shanaas”, l’Eterno Riposo tra le sue braccia.
Tuttavia…
Lars Valdemar.
Sappiamo tutti che i PG, alle volte, prendono le redini e dirigono la storia: così è successo con sti due. Ma mettiamo in ordine le cose. Sarò breve, ché dopo due anni – e lungo gioco ON di condivisione – il BG di questo personaggio è noto all’esaminatrice… sicchè, per chiarezza a terzi:
Passato.
Brijit cresce in un poverissimo villaggio dal nome insignificante tra Dalen, le Cascate e le Colline Ventose. Tra contadini e boscaioli regna un clima di profonda superstizione e ignoranza, di cui lei stessa viene imbevuta. Fino agli otto anni cresce come una qualunque campagnola, imparando a leggere e scrivere quel che basta ad aiutare la madre col registro dei conti in casa. Poi, tuttavia, accade qualcosa: la vista.
All’età di otto anni inizia a sviluppare una malformazione grave e sempre più rapida che porta i suoi begli occhi azzurri a spegnersi letteralmente. Nessuno sa come curare il morbo di Brijit e portarla da un cerusico – o chiamarne uno – costerebbe troppo per le tasche dei suoi genitori. Il suo mondo, dunque, comincia a diventare di ombre confuse… e pasticci.
È maldestra, impacciata, all’inizio non sa come convivere con la sua nuova condizione, il che la induce a creare fastidi e guai – ai suoi come agli altri abitanti del villaggio. La sua malattia viene tosto presa come una ‘maledizione’ e si comincia a credere che stare accanto a quella bambina, che induce solo guai, sia cosa che porta sfortuna. In quelle condizioni non può lavorare nei campi né in casa, è troppo minuta e denutrita per essere considerata un buon futuro buon partito per qualcuno. Viene lentamente isolata, maltrattata, malvista e mal sopportata.
È emarginata ancor più dal momento in cui la si vede “parlare da sola”. Dice di vedere cose, Brijit – persone che nessun altro è in grado di percepire, e a volte fa nomi di cari defunti agli abitanti del villaggio. Altre volte piange, terrorizzata da qualcuno che sembra averla perseguitata per qualche motivo… eppure, intorno, non ha mai nessuno. Durante le “persecuzioni” gli “incidenti” intorno a lei peggiorano… ed è a questo punto che inizia a essere definita “La Iettatrice”.
Per i suoi genitori non è che un peso… e decidono di farle fare, dunque, la fine di Gretel. Un giorno partono, tutti e tre, per allontanarsi dal villaggio. Si allungano fino alla Selva delle Colline… dove, a un certo punto, sfruttando un riposo nella tratta, l’abbandonano.
Viene trovata e cresciuta da quella che sarà per lei l’unica figura materna di una qualche importanza: Jezebel, una vecchia che vive come una ciarlatana fattucchiera. Fredda, ruvida, rugosa e pestilenziale: così è la donna. Ma nel suo essere distaccata non manca mai di farle trovare un pasto caldo e del fieno per scalarsi una notte. La casa in cui vivono è stretta, ricavata da un buco sotto le radici di un vecchio albero. Jezebel vede la “vista” di Brijit come un dono, crede alle sue storie di fantasmi e l’avvia alla fede in Shanaas. Le insegna come riconoscere e trattare le erbe, come si leggono i tarocchi e le mani. Le insegna a sopravvivere, seppure la loro esistenza sia fatta di stenti.
Lentamente la bambina, per resistere a quella vita dura, si svuota di ogni capriccio, vezzo o desiderio. Riversa nel suo dono la propria unica soddisfazione e ambizione… e questo, in qualche modo, aiuta e contorce la sua mente.
LoM.
Brijit inizia il suo gioco dopo aver perduto Jezebel – ferita a morte a tradimento dopo aver ucciso col suo falcetto tre briganti venuti a ‘punirla’ per un qualche imbroglio. Più che i loro corpi addosso di quel giorno ricorda l’odore delle dita della Madre e quello del sangue che le ha macchiato la faccia, lasciandola a lungo in uno stato catatonico. Se i tre briganti li ha lasciati divorare dalle bestie dopo le dovute preghiere, il corpo di Jezebel lo ha seppellito con le sue sole forze.
Vive sola da tempo quando Elfio la trova. Costui pare essere il Supremo di un ordine di Stregoni e dice di vedere in lei una scintilla, un seme. Sotto la sua guida – e quella dell’Elluviel – Brijit abbandona il proprio eremitaggio per diventare una Strega, un’indovina vera e propria.
Decide di diffondere la propria arte, e di recarsi a Conca del Tuono per mettersi al servizio del suo nuovo Signore: Lars Valdemar. Si dice che costui sia l’Araldo del Caos, e probabilmente è abbastanza pazzo da voler assumere un Oracolo che lo tuteli dai suoi nemici. A Lei ciò consente di farsi un alleato in un regno vicino alle Colline – dacché il suo scopo è quello di proteggerle.
Dopo averla messa alla prova e aver verificato le sue capacità, Lars l’assume. Il loro rapporto all’inizio è un qualcosa di neutro, meramente lavorativo. Sono persone diverse e con indoli opposte… ma l’Araldo decide – per vezzo, noia, quel-che-lui-sa – di provocarla, di metterla alla prova. Durante uno dei loro discorsi filosofici su visioni del mondo e divinità, egli la irretisce e la sfida: pugnalarlo al petto in onore del suo dio Shanaas.
Brijit, come accennato sopra, è cresciuta nel segno della religione e della superstizione: non può fare a meno di credere, dopo logica resistenza – le conseguenze che comporterebbe l’atto, dalla prigionia alla sua stessa condanna a morte –, che in effetti possa trattarsi di una prova del suo Dio… e quindi lo fa. Pugnala al petto Lars Valdemar, venendo così a scoprire la sua natura Immortale di Drakul.
E quel momento, per lei, è come una rivelazione: fino ad allora è sempre stata più vicina ai morti che ai vivi, con cui ha perso ogni genere di connessione empatica. Scoprire la natura di Lars l’ha messa innanzi a ciò che lei ritiene essere una “manifestazione del suo Dio in terra”… e questo lo ha condotta a una sorta di venerazione per quella forma, a cercare in essa una manifestazione della sua gloria.
Dopo essere diventata Vena di Lars, il loro rapporto non ha fatto che intensificarsi fino a sfociare, dopo lungo tempo, in un qualcosa di “irrecuperabile”. Brijit si è legata al Drakul sempre di più, lo ha affiancato nei suoi momenti di fragilità più profonda e lo ha spinto a superare ogni suo limite, profetizzando la sua ascesa al trono come Re quando questa cosa sembrava impossibile, irraggiungibile, preclusagli a forza.
Per lui ha agito come una sorta di Lady Macbeth. E nel prendersi cura di lui la dipendenza di è fatta amore, giuramento. Lo ha aiutato nella cacciata di “Testa di Sangue” dal Nord, a svincolarsi dalla Loggia Nera allorché questa opprimeva la sua natura, ha cercato di spingerlo a cercare la “sua” vera forza… e a sua volta si è aperta.
Conoscendo il passato di Lars ha desiderato andare con lui a Dalsida, l’antica città dei morti. Condotta alla Cripta, ha incontrato per la prima volta il suo dio… ed è stata messa alla prova.
Lì, poi, le è stato chiesto di diventare una “Sposa Eterna”. E questo è stato motivo di gioia e crisi per la Strega – il cui scopo ultimo, come accennato all’inizio, era il raggiungimento dell’Eterno Riposo. Farsi abbracciare da Lars nell’eternità avrebbe guarito l’umana dallo strazio della sua perdita… ma il contrappeso sarebbe stato altissimo.
Brijit è nata, concepita, destinata a essere umana…
Ma l’amore l’ha spinta alla rinuncia, al sacrificio. E nell’unione con Lars, nella rinuncia alla sua “benedizione eterna”, ella vede il suo scopo più alto: consacrare se stessa al Triplice. Rinunciare alla sua culla per continuare in eterno a operare nel suo segno, essere per sempre la sua sacerdotessa.
Ed è questo che la spinge oltre il mero “sentimento egoistico” ad abbracciare la proposta di Lars.
Donarsi a lui nell’amore e sacrificare se stessa per farsi Garante dell’Opera di Shanaas. Sarebbe spinta a creare per lui un Culto più radicato nell’Aengard, come “quelli delle vecchie storie di Dalsida” - ve ne fosse la possibilità; continuerebbe a “liberare Incastrati” in eterno, punire i profanatori, vegliare sulle anime in pena e ricondurle ai beati del Triplice.
Per testimoniare questo suo voto decide di risollevare, con l’aiuto di quello che nel frattempo è divenuto il suo Sposo, la Città Nera. Manda messaggi in codice cifrato nell’Aengard (bacheca pubblica) e incontra coloro che sembrano interessati alla faccenda: in Leaarhie individua la miglior candidata a essere la futura Governatrice e Regina, pur non essendo consapevole della sua doppia natura. Ella è vena di Lars, fedele a Shanaas, dall’indole fiera e dal portamento nobile. Ha tutte le caratteristiche per portare Dalsida a nuova gloria.
Brijit ha quindi in programma di portarla con sé alla Cripta dell’isola per sugellare con lei il voto davanti al Triplice, chiedere a lui la benedizione per l’avvio della loro opera… e offrire se stessa in sacrificio chiedendo il consenso di poter diventare la Figlia di sangue di Lars, così da poterlo servire in eterno.
…e qui, al momento, siamo arrivati.
La candidatura giunge in seguito a uno sviluppo ON che onestamente non avevo previsto dapprincipio ma che a oggi mi sembrerebbe “incoerente” non calcolare. Amo la Brijit “umana” e la razza umana di per sé, e potrei continuare anche su questa linea lasciando “da BG futuro” un simile sviluppo… tuttavia, avendo la possibilità di portare un nuovo stimolo alla narrazione, ne approfitto.
Se la candidatura, dunque, può essere valutata ne sarò lieta :)
E mi rimetto al giudizio della Corte <.<
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