Ho trovato questo articolo molto tenero, in linea con questo periodo di Natale. E' tratto dalla Stampa.it
FEDERICA FURINO
TORINO
Il cortile è quello di una vecchia fabbrica. Al centro un bambino tenta di convincere il nonno a costruire un panettone di neve. Richiesta un po’ strana, si direbbe, non fosse per un particolare: è proprio questo che si produce dentro lo stabilimento. Si sfornano dolci di Natale. Il nuovo spot della Balocco sembra una scena di «Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato» di Tim Burton. I panettoni sono lì, in mezzo a una pioggia di canditi e mandorle, ad aspettare che un omino sorridente li carichi sul camion. Qualcuno ha già fatto posto sulla tavola apparecchiata per il giorno di festa. Così il nonno, che non è un vecchietto qualunque ma Balocco in persona, li saluta con una raccomandazione: «Fate i buoni». Via libera, il cancello sul muro di mattoni si apre.
Una scena come un’altra, un muro come ce ne sono a migliaia nelle fabbriche di una volta. Roba che al massimo può far venire un po’ di malinconia per i tempi andati. Non a Primarosa Pia, però. A questa quarantenne piemontese, che un venerdì sera qualsiasi si concede dieci minuti di zapping, quel muro evoca ben altri ricordi. I mattoni rossi, i lampioni, la neve per terra e il portone che si apre le fanno venire in mente un lager nazista. Proprio così. Sarà per una certa sensibilità personale o perché quando cresci con un padre deportato l’immagine di un campo di concentramento ti diventa particolarmente familiare. Sta di fatto che lei in quella scena ci vede Birchenau. E dopo averci rimuginato su tutta la notte, prende il coraggio e scrive una mail all’azienda.
«Il resto dello spot è molto tenero. Ma temevo che qualcuno dei sopravvissuti, vedendo quell’immagine, avesse la mia stessa impressione - spiega Primarosa con un filino di voce - E’ gente fragile». E siccome quella fragilità la sperimenta tutti i giorno anche come dirigente dell’Associazione nazionale ex deportati, ha cercato di tutelarla. Fosse anche con uno scrupolo eccessivo. Tutto però si sarebbe immaginata fuorché di sentirsi chiamare, alle dieci del lunedì mattina, da Alberto Balocco. «Suona il telefono, rispondo e dall’altra parte trovo l’amministratore delegato dell’azienda. Mi dice che, valutata la mia segnalazione, hanno deciso di modificare la parte finale dello spot, eliminando le immagini del muro e del cancello. Una gentilezza enorme».
Se Primarosa è imbarazzata, Alberto Balocco casca quasi dalle nuvole. «Non avremmo mai pensato che qualcuno potesse associare l’immagine di questa fabbrica a un ricordo tanto doloroso - commenta l’amministratore delegato - Così ricevuta la segnalazione abbiamo cercato di rimediare appena possibile: non vogliamo urtare la sensibilità di nessuno, nemmeno di una percentuale piccolissima di telespettatori. Noi cerchiamo di gratificare tutti».
L’idea del vecchio stabilimento, in realtà, è funzionale alla sceneggiatura dello spot. «Volevamo far parlare il fondatore dell’azienda, mio nonno Francesco. Così ci serviva una fabbrica come quella in cui Balocco è nata ottant’anni fa. Trovarla non è stato facile». Alla fine, la scelta ricade sull’Ecomuseo del Freidano di Settimo, in provincia di Torino. «Le pareti di mattoni e il mulino di questo edificio ci hanno ricordato il nostro primo stabilimento». Il muro e il portone «incriminati», però, sono un extra. «Quelli sono stati aggiunti in postproduzione, ricreati al computer elaborando le immagini di una vecchia cascina di San Giorgio Canavese».
Per vedere la nuova versione della pubblicità, almeno sulle reti Mediaset, si dovrà ancora aspettare qualche giorno. «Lo spot corretto è già pronto, ma a Milano è Sant’Ambrogio e la programmazione pubblicitaria, fino a lunedì prossimo, non può essere modificata».
MICHELA