Minifiction su Gino Bartali

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ELIPIOVEX
00giovedì 23 marzo 2006 21:38
Forse dovrei scrivere Ciclismo amore mio... in fondo è lo stesso.
Coppi e Bartali, per chi ama il ciclismo, e penso tutto lo sport in genere, sono stati dei miti, dei "mostri sacri" dello sport, simbolo della fatica, della rivalità sportiva e anche senza esagerare simbolo della ricostruzione del nostro dopoguerra.
Esattamente opposti Fausto e Gino ed è stato subito facile appioppare loro una rivalità, che per alcuni momenti è stata più che mai reale.
Taciturno e riservato il primo, ciarliero e polemico il secondo, scandalo davanti a tutta l'Italia il primo(Coppi lasciò la moglie per una misteriosa dama bianca, misteriosa almeno all'epoca), religioso, o meglio pio, e fiero di esserlo il secondo.
Ma chi era Bartali?
Ho trovato pochissimo in rete e molto negli articoli pubblicati negli speciali della Gazzetta dello Sport...
Dato che ieri ho avuto qualche problema a postare suddivido il tutto in qualche post... spero vi piaccia...
ELIPIOVEX
00giovedì 23 marzo 2006 21:45


Gino Bartali è nato a Ponte a Ema (FI) il 18 luglio 1914 ed è morto pochi anni fa nel 2000 il 5 maggio.
Iniziò la sua carriera professionistica giovanissimo nel 1935 e durò per molti anni fino al 1954, quando ormai aveva quasi quarant'anni, vecchio ciclisticamente parlando.
Infatti, uno degli aggettivi con cui lo si definiva era proprio "vecchio" perché ha saputo fare una carriera gloriosa, molto lunga, e fino alla fine "onorevole" (molti "bartaliani" si ricordano che a 39 anni riusciva ancora a staccare in salita il suo rivale Fausto Coppi)
ELIPIOVEX
00giovedì 23 marzo 2006 21:49
Ci sono molti episodi curiosi ed aneddoti della sua vita.
A me piace ricordare la sua prima Milano Sanremo, nel 1935, quando atleta sconosciuto, in fuga a due minuti dagli inseguitori, si lascia "sorprendere" da una intervista di un giornalista della Gazzetta. La sua indole ciarliera non resiste. Perde terreno e purtroppo non vince quella volta (fortunatamente, nonostante la guerra, avrà un sacco di occasioni per rifarsi)
Il giornalista confesserà qualche anno più tardi che si era inventato apposta quella intervista in corsa, perché non voleva che vincesse un perfetto sconosciuto: questo avrebbe sicuramente danneggiato il prestigio della corsa, ma soprattutto del giornale organizzatore, La Gazzetta...
ELIPIOVEX
00giovedì 23 marzo 2006 21:53


Un altro episodio che mi piace ricordare (che del resto sanno in tanti) fu la vittoria al Tour de France nel 1948. Questa fu per lui la seconda vittoria, a distanza di ben 10 anni.
Però non fu questo l'aspetto più importante.
Qualche giorno prima Togliatti subì un attentato mentre usciva da Montecitorio e i sindacati scatenarono lo sciopero generale, ben presto degenerato in tafferugli con morti e feriti, il caos.
Togliatti dall'ospedale invitò alla calma, facendo presente a tutta l'Italia che era meno grave di quanto all'inizio poteva sembrare, i sindacati sospesero lo sciopero e nella stessa giornata arrivò l'annuncio della vittoria di un italiano al Tour... e questo italiano era proprio Gino Bartali.
ELIPIOVEX
00giovedì 23 marzo 2006 21:59
L'ultimo episodio che ho apprezzato della sua carriera fu il "giallo" della foto della borraccia.
Questa foto ce l'ho ma non la posso postare (è protetta da diritto d'autore) ma è famosissima: sicuramente l'avete vista nei giornali o in qualche vecchio libro.
Si vede Bartali e Coppi che arrancano in salita e uno dei due sta porgendo una borraccia all'altro. La prospettiva della foto impedisce di capire chi è l'autore del gesto e i giornali ci hanno ricamato sopra molto.
Negli ultimi anni, intervistato su questo argomento, Bartali confesserà candidamente che la borraccia non era di nessuno dei due (infatti ognuno ne aveva una nel rispettivo porta borraccia) ma un tifoso l'aveva passata a lui con la preghiera di porgerla a Coppi.
Sicuramente un bell'esempio di sportività, nonostante fossero rivali...

Infine nella fiction, dall'anteprima che ho potuto vedere, si parlerà anche del bene che lui ha fatto durante la guerra, non anticipo perché altrimenti vi tolgo il gusto di guardarlo, solo dico che queste belle cose che lui ha fatto sono pienamente in linea con il personaggio che lui era... Ginetaccio, brontolone "L'è tutto sbagliato, tutto da rifare" ma con un cuore d'oro...
ELIPIOVEX
00domenica 26 marzo 2006 16:48
Un articolo su Gino Bartali
SPONTANEO E NATURALE
II personaggio Gino Bartali
Uomo di ferro, pio, intramontabile, brontolone, vecchiaccio. In questi aggettivi - o in queste brevi defini­zioni - messi tra virgolette perché si addolcissero, o in certi casi si raf­forzassero, è racchiuso come in una cornice il personaggio Bartali.
Per­sonaggio enorme, sia chiaro, che ogni tanto ha rischiato di sconfina­re nella macchietta, specialmente a carriera ormai conclusa, ma che sempre è riuscito a rimettersi in equilibrio senza smarrire del tutto quel casalingo decoro da vecchio zio borbottone, zio al quale, senza magari confessarglielo, si finisce per dar ragione rendendo silenzio­samente omaggio al suo magistrale buonsenso.
Uomo di ferro. Ed è vero. Bartali ha attraversato il ciclismo, le mille intemperie, le mille avventure e di­savventure del ciclismo, senza ri­portare (se si esclude la frattura al setto nasale in epoca giovanilissi-ma) il minimo danno. Un prodigio. Bartali è stato un prodigio di salute e di forza, è stato un miracoloso esempio di uomo invulnerabile. Di lui si ricorda una broncopolmonite, nel 1937, come il massimo, se non l'unico, dei contrattempi. Per il resto tutto ok, compreso quel cuore che rintoccava lento come la campana di piazza del Campo, prima del Palio. Né l'incidente stradale del 1953 può essere riferito al cicli­smo, se non per il fatto che Bartali stava andando in Svizzera a correre. Bartali pareva dispensato perfino da quei fastidiosi inconvenienti - i fo­runcoli nel sedere - che sono co­stati tante sofferenze, e anche tante sconfitte, a quasi tutti i corridori di ogni epoca e specialmente a quelli della sua lunghissima epoca. O forse li aveva anche lui quei forun­coli: ma non se ne accorgeva, ma lo nascondeva, ma lo negava anche a se stesso.
Uomo di ferro, infatti, non significava soltanto salute di ferro, ma anche volontà di ferro. La forza del carattere era una compo­nente fondamentale del campione Bartali: che i suoi successi li co­struiva, sì, grazie alla sua naturale superiorità, specialmente in salita, ma anche in virtù della determina­zione inflessibile che poneva al ser­vizio dei suoi muscoli. Forse non
era elegante, come pedalatore, forse non aveva la grazia dello stile: ma aveva il fuoco e la miccia per accenderlo.
Con la forza di volontà di Bartali, se mai fosse stato possibile distri­buirla agli altri, si sarebbe costruito il carattere di almeno venti campio­ni. Ed era nei giorni meno felici che quella forza lo soccorreva, era nei momenti di crisi - mai clamo­rosi perché Bartali li respingeva -che quella forza lo sollevava.
Pio. Ed è vero. Bartali andava pelle­grino sul Ghisallo, dalla Madonna protettrice dei ciclisti, prima di par­tire per il Giro o per il Tour. E quando era in Francia - il sopran­nome, «Gino le pieux», glielo mise­ro loro, i francesi - non vedeva l'ora di arrivare a Lourdes per vin­cere la tappa e andare alla messa nella grotta di Bernadette. Bartali viaggiava col distintivo dell'Azione Cattolica all'occhiello, frequentava i preti e la chiesa, era ricevuto dal Papa (e riteneva questo il massimo dei premi), si faceva fotografare da­vanti alla cattedrale di Reims, aveva una cappella privata nella sua villa vicino a Siena. Pio, sì, ma col co­raggio di esserlo apertamente e non certo per convenienza. Se caso mai qualcuno strumentalizzava il perso­naggio - in un periodo in cui «stare coi preti» era una scelta di campo - questi non era davvero Bartali che tutto faceva con devo­zione e purezza d'animo. Sincera­mente e apertamente pio.
Intramontabile. Ed è vero. Bartali ha corso fino a 40 anni e neppure quell'incidente stradale gli impedì di continuare almeno per un'altra stagione. Intramontabile, dunque, ma non perché correva da «vec­chio»: perché correva ancora bene, perché arrivava ancora nei primi cinque al Giro d'Italia, perché a 39 anni correva con la maglia di cam­pione italiano, perché era in grado di staccare Coppi in salita come quel giorno sull'Abetone (e la gente bartaliana pianse) nel Giro del­l'Emilia del 1952. Intramontabile come campione, dunque, non come individuo in bicicletta, non come ciclista.
Brontolone, vecchiaccio: in una pa­rola, polemico. In due parole: noiosamente polemico. Ed è vero. Bartali ha protestato, ha litigato, ha di­chiarato, ha controdichiarato, ha borbottato. Per Bartali tutto era sbagliato, tutto era da rifare, tutto era contro di lui. Bartali «bolliva» come una pentola di fagioli e Coppi, il Coppi splendido e fragile, non sopportava il rumore di quella pentola. Ma cos'altro doveva fare Bartali? Bartali da giovane, prima che arrivasse Coppi a seminare nel suo campo, era placido, disteso, perfino sorridente: brontolava qual­che volta, anzi «brontolicchiava», ma per nascita, per costituzione, per indole. Ed anche nei primissimi anni del dopoguerra - quando le sue possibilità erano ancora alla pari con quelle di Coppi - Bartali controllava il suo spirito polemico, lo disciplinava e lo attenuava. A un certo punto, però, sì sentì più indi­feso, più scoperto, forse anche più debole. E capì - non per calcolo, ma per intuito, per naturale deside­rio di proteggersi - che gli rimane­vano soltanto due armi per difen­dersi: le gambe e la lingua. Le gambe erano ancora valide, la lin­gua migliorava.
Bartali commise l'errore, da lui stesso riconosciuto, di lasciare la Legnano e di mettersi in proprio. Tentò, primo fra i ciclisti, di com­mercializzare il suo nome, facendo­ne un marchio, non a carriera con­clusa, ma quando ancora svolgeva l'attività agonistica. Nemmeno lui credeva, e lo ha confessato, di poter correre per così tanti anni quando, nel 1949, gli venne l'idea della «Bartali». Il marchio - esteso a bi­ciclette, lamette da barba, vino del Chianti e così via - non gli garantì quelle fortune che sperava, tutt'al-tro, ed ebbe anche il difetto di la­sciarlo scoperto, senza la protezio­ne di un forte gruppo industriale che curasse i suoi interessi: non quelli finanziari, ma quelli agonisti­ci. Da una parte Coppi: più giovane, più bravo, più protetto; Coppi così intelligente e così giustamente coc­colato dai dirigenti e dall'industria che su di lui costruivano anche la !oro immagine e la loro fortuna. Dall'altra lui, Bartali, sempre più anziano e sempre più inguaiato: se avesse anche taciuto lo avrebbero sommerso.
La polemica, dunque, era per Bar­tali non una forma d'attacco, ma di difesa. E anche in questo caso a determinare il suo comportamento Non era il calcolo, ma un genuino istinto: Bartali non era furbo, ma spontaneo. Se fosse stato furbo avrebbe patteggiato con Coppi e Fausto - grande e riconoscente -non l'avrebbe dimenticato.
Uomo di ferro, pio, intramontabile, brontolone, polemico.
Bartali è stato - ed è ancora - tutto questo. Neanche di una delle sue caratteristiche si può dire che non fosse genuina. Spontaneo e naturale: nella salute, nella fede, nella longevità, nella lingua. Questo è Bartali, questo è stato Bartali. Come si fa a non volergli bene?

(sandro picchi)
ELIPIOVEX
00lunedì 27 marzo 2006 11:45
Non sono stata l'unica a vederlo
Ascolti tv di domenica 26 marzo
I programmi più visti della giornata

Su Canale 5 Amici di Maria De Filippi ha ottenuto 6.323.000 spettatori e il 35.19% di share. Su Rai 1 Gino Bartali l'intramontabile 7.574.000, 29.29%. Su Italia 1 il film Il signore degli anelli 3.600.000, 13.25%, su Rete 4 Colombo 2.096.000, 8.22%. Su Rai 2 The 4400 1.447.000. 5.22%, su Rai 3 W l'Italia 2.083.000, 7.82%. Su La 7 Enterprise 441.000, 1.57% (primo episodio), 613.000, 2.27% (secondo).

Seconda serata
Su Rai 1 Oltremoda ha ottenuto 474.000 spettatori e il 5.52% di share, su Rai 2 La domenica sportiva 1.061.000, 5.52% (prima parte) 454.000, 4.72% (seconda), su Rai 3 Parla con me 1.010.000, 8.17%. Su Italia 1 Contro campo 1.103.000, 8.00%, su Rete 4 il film Birthday girl 902.000, 7.72%. Su La7 Relazione pericolose 348.000, 2.57%.


A me è piaciuto molto, a tratti mi ha anche commosso, fatto bene: ha rispecchiato molto la sua vita e il suo carattere.
Qualcun altro lo ha visto?
sylvia70
00mercoledì 29 marzo 2006 20:19
Ho letto la tua recensione e mi hai fatto venir voglia, così lunedì sera l'ho guardato e mi è piaciuto molto. Considerando che non sono mai stata appassionata di ciclismo, mi ha fatto stare volentieri in piedi nonostante la stanchezza, è stato molto coinvolgente e umano. Se davvero era così Bartali, era una gran persona...

Silvia [SM=x988226]
ELIPIOVEX
00giovedì 30 marzo 2006 14:30
Il personaggio di Bartali era ben ricostruito, sia nel carattere e le vicende sono state prese direttamente dai racconti dei suoi familiari.
Non mi è molto piaciuto Coppi... sembrava un po' fessacchiotto e posso assicurarti che non era così... E' vero che era la storia di Bartali e non di Coppi però hanno sorvolato su molti aspetti di quest'ultimo (in relazione a Bartali) e hanno "forzato" secondo me alcune coincidenze temporali (che non erano vere)
Bellissimo Louison Bobet... anche somigliante fisicamente...
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