L'intervista alla moglie su Repubblica
La moglie di Gianluca Pessotto, Reana: avevamo litigato
per le vacanze, ma solo perché lavorava troppo
"Prima il ritiro, poi lo scandalo
la sua vita era andata in pezzi"
di NICCOLÒ ZANCAN
"Prima il ritiro, poi lo scandalo
la sua vita era andata in pezzi"
Reana Pessotto
alle Molinette
TORINO - Certe volte è più facile dire quello che non è. "È falso che ci fossero problemi fra di noi. Sono cattiverie terribili in un momento come questo, per favore non ricamateci sopra. Io e Gianluca avevamo appena organizzato tre giorni di vacanza a Laigueglia con le bambine. E poi guardate dove l'ha fatto, guardate...".
Lo ha fatto nella sede della Juventus, palazzina moderna nel cuore del quartiere di lusso della Crocetta. Un rosario stretto in pugno, alcuni passi sul tetto prima di buttarsi giù. La signora Pessotto si chiama Reana. Con Gianluca si sono conosciuti ragazzini, quando lui era nelle giovanili del Varese e lei giocava a pallacanestro. Alle due di ieri pomeriggio aspettava con la schiena appoggiata al muro del pronto soccorso delle Molinette. Con lei c'era Mario Firriolo, parrucchieri dei giocatori della Juventus, uno dei migliori amici di famiglia.
Signora Pessotto, girano voci terribili. Forse la peggiore è che suo marito abbia tentato il suicidio dopo aver saputo di essere gravemente malato. Una malattia collegata al doping, dicono. Cosa c'è di vero?
"Nulla. Assolutamente nulla: vi prego di dirlo a tutti. Gianluca al massimo era stressato, depresso".
Qual è la prima cosa che ha pensato?
"Che non doveva mettersi dietro a una scrivania, aveva molte offerte per continuare a giocare. Invece ha accettato di diventare un dirigente per amore della Juventus e anche per senso del dovere".
Perché venerdì era andato in Germania?
"Proprio per il suo nuovo lavoro. Ma nel ritiro della nazionale aveva incontrato i vecchi compagni: non è stato facile vedersi dall'altra parte".
Perché suo marito era stanchissimo?
"Non faceva vacanze da un anno e mezzo. Ultimamente dormiva poco. Non era così convinto di smettere di giocare. E comunque, smettere è sempre un momento delicato. Smettere poi in un anno così...".
Parlava delle inchieste che coinvolgono la Juventus?
"Soffriva molto, era più che dispiaciuto. Diceva sempre: "È ingiusto. È come se tutto il nostro lavoro di colpo non valesse più niente"".
È vero che c'è stato un litigio al telefono proprio per quei tre giorni di vacanza a Laigueglia?
"Ci tenevo tantissimo. Volevo che Gianluca staccasse un po' la spina, pensavo che potesse fargli bene. Avevamo già organizzato tutto".
Invece?
"Ha saputo che doveva occuparsi di qualcosa per la Juventus. Mi ha chiamato al telefono, abbiamo discusso come sarebbe successo in tutte le famiglie. Ma un litigio per le vacanze non giustifica quello che è successo".
Secondo lei come si spiega?
"Tutte le cose messe insieme: stanchezza, malinconia, amarezza per le vicende della squadra. In queste condizioni, certe volte, le persone reagiscono insultando chi gli frega il posteggio. Gianluca ha fatto la cosa peggiore di tutte".
(28 giugno 2006)