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22/09/2006 21:42
 
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Personalmente da salvare al momento c'è ben poco.
E anche il pubblico dà segnali di insofferenza. Vi do qualche indirizzo

www.ilmessaggero.it/view.php?data=20060920&ediz=01_NAZIONALE&npag=23&file=APRE.xml&type=...



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Sul preserale e sul 'folp' di Fattore C

www.ilmessaggero.it/view.php?data=20060922&ediz=01_NAZIONALE&npag=27&file=WW.xml&type=...



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22/09/2006 21:47
 
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io ho una mia opinione un po' diversa dall'autore dell'articolo.
La RAI e Mediaset offrono programmi sempre più scadenti e imbecilli PER COSTRINGERE LA GENTE A RICORRERE AL SATELLITE e agli altri canali a pagamento.



MICHELA
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23/09/2006 09:47
 
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E' vero, più che reality o giochini idioti non si vedono! Quando trasmettono qualcosa di carino è messo in contemporanea ad altri programmi e non parlo tra Rai e Mediaset ma si fanno concorrenza anche canale 5 ed Italia 1. Io ho messo la parabola per evitare di fare quasi tutte le sere zapping sulla tv normale e non vedere mai niente!
Ovvio che dicono che i reality piacciono alla gente... non hai alternative o li guardi o spegni la televisione!

Daniela



My streets... My rules (Vic Mackey - The Shield)
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23/09/2006 12:06
 
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Io la parabola ce l'ho perché era in dotazione con la casa (il mio vicino l'ha voluta e ce l'hanno installata anche a noi, senza spese aggiuntive, o almeno è quello che ci hanno fatto credere firmando il capitolato) però non ho acquistato il decoder e snobbo sky tutte le volte che chiamano. Vorrei evitare che le mie figlie (già abbastanza infervorate con la tv) passassero tutto il tempo a guardare i cartoni



MICHELA
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26/09/2006 21:55
 
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I reality sono in crisi: fermiamoli alle 23,30
(Articolo tratto dal Corriere.it)

ROMA - La realtà è che non è più tempo di «reality», i programmi tv con gruppi di vippame vario e morti di fama alle prese con situazioni strane o estreme o in qualche isola esotica con eliminazioni da parte del pubblico. Dal primo Grande Fratello, questi programmi hanno prolificato fino a diventare l'ossatura dei programmi Rai e Mediaset. Solo che (particolare non da poco) da questa stagione la gente si è stufata e non li segue più come un tempo.

«LA SFIDA TRA I FAMOSI HA ESAURITO LA SUA SPINTA» - «Lancio una proposta alla concorrenza. Facciamo finire i reality alle 23,30», tenta un compromesso Paolo Bassetti, capo di Endemol e produttore di "Reality Circus" (in onda su Canale 5 con Barbara D'Urso) e di "La pupa e il secchione" (in onda su Italia 1 condotto da Federica Panicucci), in un'intervista concessa al settimanale «Chi», in edicola mercoledì. «"L'Isola dei famosi" rimane un punto fermo, ma se penso a un nuovo reality credo che la sfida tra i famosi abbia esaurito la sua spinta», spiega Bassetti. «Ormai gli abbiamo fatto fare di tutto», aggiunge Giorgio Gori, patron di Magnolia, che per Raidue realizza il reality show condotto da Simona Ventura.

COSTI ELEVATI - Il settimanale pubblica anche i costi di produzione: Reality Circus costa 930 mila euro a settimana tutto compreso; Wild West di Grundy Italia 5,5 milioni di euro; L'Isola dei famosi 4 di Magnolia meno di 6 milioni di euro, ma quasi dieci quando si aggiungono i costi Rai. I partecipanti a La pupa e il secchione ricevono solo 100 euro al giorno di rimborso spese per partecipare alla trasmissione.

ANCHE SU RAIUNO - «Chi» anticipa che i reality per la prima volta saranno programmati anche su RaiUno, rete finora esente dal genere. «Domenica In» (in onda dal 1° ottobre) ospiterà la striscia giornaliera di Wild West . Il Codacons ha chiesto all'Authority per le
comunicazioni di stabilire un tetto massimo nei palinsesti per i reality. Secondo l'associazione di consumatori si tratta di programmi fotocopia in cui i meccanismi sono sempre gli stessi e le situazioni uguali tra loro.

ASCOLTI IN CALO - Lunedì sera gli ascolti di Wild west si sono quasi dimezzati rispetto alla puntata di esordio: il reality condotto da Alba Parietti si è fermato infatti al 7,81% di share, con 1.532.000 spettatori. Domenica sera il secondo appuntamento di Reality Circus ha ottenuto il 16,38% di share con 3.104.000 telespettatori. Domenica pomeriggio L'Isola dei famosi ha registrato il 15,93%di share con 1.752.000 telespettatori
26 settembre 2006





MICHELA
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26/09/2006 22:40
 
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Sono d'accordo! Sia Circus che la pupa e il secchione finiscono ben oltre mezzanotte è chiaro che poi gli ascolti calano... se finissero ad un'ora decente qualcuno in più forse li guarderebbe
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27/09/2006 08:49
 
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Peraltro io aggiungo la considerazione che il giochetto di far slittare l'inizio della cosiddetta prima serata alle 21 passate (talvolta si oltrepassano le 21.30 per vedere la sigla d'inizio di fiction, reality e altro) secondo me sta penalizzando un po' tutta la programmazione. Le persone 'normali' al mattino si devono alzare presto, e non si può pretendere che stiano svegli fino a quasi mezzanotte per seguire la tv.



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27/09/2006 13:23
 
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infatti, io sono tra quelle che se so di non poter rimanere alzata, non inizio nemmeno a guardare qualcosa...



MICHELA
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28/09/2006 15:10
 
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Wild West e gli altri tutti i reality del nostro scontento
L'articolo è di Rosanna Cornazzi della Stampa


LOS ANGELES. I reality del nostro scontento. In questo inizio di stagione, su Rai e Mediaset, il pubblico italiano è stato sommerso di cowboy, artisti, circensi, semifamosi abbandonati, storie di bellezze e cervelloni andati ad aggiungersi ai già numerosi programmi realizzati dalla gettonatissima «gente comune». Ma il pubblico non è d'acciaio, e dunque non ne può più, abbandonando Wild West, Reality Circus, L'Isola dei famosi, Unan1mous, La pupa e il secchione al loro destino più o meno sfavorevole, e comunque inferiore alle aspettative. Il Codacons, l'associazione consumatori, chiede che l'Authority per la comunicazione stabilisca un tetto di programmi-realtà in palinsesto, e il settimanale Chi pubblica i costi di produzione: Reality Circus, 930 mila euro a settimana tutto compreso; Wild West, 5,5 milioni di euro; L'Isola dei famosi, meno di 6 milioni di euro ma quasi 10 quando si aggiungono i costi Rai.

I reality sono per definizione i programmi che sublimano la finzione: un il bel gioco dura poco, mentre l'anomalia della prima serata italiana lunga tre, quattro ore, porta lo sconforto e la noia anche tra gli spettatori più favorevolmente orientati. Paolo Bassetti, il capo di Endemol nonché produttore di Reality Circus e di La pupa il secchione, è da tempo convinto che la prima serata si dovrebbe accorciare, altrimenti sono guai per tutti. Adesso rilancia, invitando a far terminare i reality almeno alle 23,30. Pure Giorgio Gori di Magnolia (Isola dei famosi) pensa che le sfide tra concorrenti abbiano esaurito la loro spinta: «Ormai gli abbiamo fatto fare di tutto».

Appunto. Forse troppo. Nigel Lithgoe è il produttore esecutivo di American Idol, il padre di tutti i reality, seguito ogni settimana in Usa da qualcosa come 31 milioni di spettatori, con punte di 35 (chi vorrà vederlo sugli italici piccoli schermi, lo troverà dal 3 ottobre su Fox Life). Da noi c'era stata una cosa simile, di poco successo, con Operazione trionfo. Ebbene, l'inglesissimo Lithgoe (debuttò come ballerino, come Lucio Presta) sostiene alcune cose interessanti, dall'alto della sua audience colossale. Sostiene per esempio che «è profondamente sbagliato far mungere una mucca a chi le mucche non le ha mai munte. Può far ridere una volta, ma poi il pubblico percepisce uno sgradevole senso di irrealtà. Così, tanto vale guardare i telefilm». E allora voi che cosa fate, nel preparare il cast? «Cerchiamo intanto qualcuno che sappia cantare, perché la nostra è prima di tutto una gara musicale. Ma saper cantare non basta, e quindi cerchiamo storie, casi umani. Per evitare che qualche aspirante ci racconti delle frottole, lavora per noi anche un gruppo di investigatori privati, che va a controllare ogni dichiarazione degli aspiranti. Poi li facciamo parlare e mescoliamo il tutto con la nostra sceneggiatura».

E insomma, quello che il produttore di uno degli show più seguiti del mondo sostiene è che un reality, perché funzioni, non deve perdere il suo ancoraggio: deve essere davvero vero. E come la mettiamo con il fatto che la televisione è sempre, e comunque, spettacolo e costruzione? «La mettiamo che noi facciamo spettacolo con i nostri concorrenti e le loro storie disperate, ci costruiamo sopra il copione. Ma il pubblico percepisce che la struttura di base non è inventata, e si appassiona». American Idol fa circa 16 mila provini a stagione: saranno anche tutte vere le storie raccontate, ma in compenso sono spesso mostruose e titillano il lato oscuro del «sogno americano». Infatti American Dreamz si intitola il film sarcastico di Paul Weitz, con Hugh Grant, che fa il verso al programma e che Lithgoe sconfessa. Alla fine, non è detto che non siano meglio i nostri reality ruspanti, dove almeno si recita a soggetto e con meno accanimento e dove la verità non deve essere a tutti i costi brutta sporca e cattiva.



MICHELA
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29/09/2006 14:52
 
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Landolfi: «La Rai rispetti gli orari dei programmi»
La Rai rispetti gli orari previsti nei palinsesti tv: è l'appello che il presidente della commissione di Vigilanza, Mario Landolfi, rivolge al presidente di Viale Mazzini, Claudio Petruccioli. «Caro presidente - esordisce Landolfi nella lettera - l'intervento di Aldo Grasso sul Corriere della Sera, evidenzia le circostanze, i problemi, le criticità, i dubbi che rendono di fatto completamente inaffidabile la programmazione dei palinsesti televisivi - compresi quelli delle televisioni private».
«In sostanza - continua Landolfi - queste criticità prevalgono sul rispetto degli orari di programmazione ed in qualche caso finiscono per danneggiare, in termini di ascolto, anche le trasmissioni più promettenti. Rispettare gli orari programmati significa rispettare, attraverso l'utente, il cittadino. Il continuo balletto degli orari costituisce un ostacolo effettivo al godimento di quello che per molti telespettatori rappresenta l'unico momento di svago o di apprendimento nella giornata,
senza considerare che il progressivo slittamento delle trasmissioni verso la notte impedisce di seguirle a chi per motivi di lavoro o di studio è costretto ad alzarsi presto».



MICHELA
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29/09/2006 14:53
 
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meno male che c'è ancora qualcuno che la pensa come noi!



MICHELA
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29/09/2006 17:09
 
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Un articolo di Aldo Grasso
Programmi tv, in onda la follia dei palinsesti Flop imprevisti, successi a giorni alterni, orari oltraggiati: è un terremoto giornaliero in Rai e Mediaset. E intanto sul satellite... STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO
Un sinistro scricchiolio sta allarmando i custodi del palazzo televisivo. Da dove proviene? Chi l'ha provocato? Lo scricchiolio è causato dalla follia dei palinsesti. Che ormai oscillano come trottole, mappe impazzite. Da tempo, sui giornali, l'inizio della prima serata di Canale 5 e Raiuno è segnalato alle 21. In realtà, non inizia mai prima delle 21.20.

Perché questo inganno? La seconda serata non esiste più, è slittata a mezzanotte. Gli show finiscono all' una di notte, con buona pace di chi la mattina deve alzarsi. Un telefilm di successo come Dr. House viene brutalmente spostato causando la ribellione dei telespettatori; il programma di Bonolis va in prima serata, poi in seconda, poi viene collocato nella fascia preserale; Reality circus dal lunedì passa alla domenica, dalla domenica al mercoledì: una giostra. Le anomalie non finiscono qui, anzi paiono ben più profonde. Joe Petrosino vince ampiamente la serata di domenica 24 settembre con quasi sei milioni di spettatori, favorito dal clamoroso flop del reality di Canale 5 (3.104.000 spettatori, 16,38% di share, 5/6 punti sotto gli obiettivi della rete). Lunedì 25 Petrosino perde duecentomila spettatori e quasi il 5% di share, andando contro una logica sempre rispettata: ovvero che la seconda puntata di una fiction di successo va meglio della prima, per l'effetto valanga e per l'effetto persistenza, degli spettatori che hanno visto la prima. Ma qui entra in gioco la contro- programmazione de L'Onore e il rispetto, coi suoi 5.656.000 spettatori (22%), già accumulati nelle 4 puntate precedenti. Altri flop da palinsesto. Le quattro serate di Miss Italia, a dimostrazione di come ormai la manifestazione non sia più vissuta come evento. O l'inatteso insuccesso di Luca Barbareschi: Giorni da Leone 2, il seguito di una fiction in onda nel 2002. Allora fece il 20% di share, ma il seguito non funziona. La prima puntata (5 settembre) ha uno share di appena il 12,16 per cento, ridicolo per Raiuno. Tanto che si decide di sfilarla subito per sostituirla con una replica di Bartali.

Paolo Bonolis durante una puntata di «Fattore C» (Lapresse)
Ma la situazione più clamorosa riguarda Paolo Bonolis. Fattore C, un format così collaudato e sperimentato da sembrare un plagio, floppa clamorosamente in prima serata: domenica 10 settembre supera il 23% di share ma la domenica successiva crolla al 17,61. Spostato nel preserale non fa di meglio, meno del 18% di share. Programmi dislocati, orari oltraggiati, soppressioni improvvise, sforamenti abituali. Il palinsesto (dal greco palímpsèstos, «raschiato di nuovo», a significare l'originale programmazione trimestrale fatta di tanti fogli sovrapposti) è ormai inattendibile. Rispetto ai corrispettivi francesi (grille) e inglesi (schedule), il termine italiano sottolinea l'incessante lavoro di perfezionamento, ridefinizione, correzione cui è sottoposta la programmazione. Che può essere infatti continuamente rielaborata in rapporto agli obiettivi della rete (proprio come le antiche pergamene venivano continuamente corrette e riutilizzate). Ma la sensazione è che la nostra programmazione venga raschiata ogni giorno, senza sosta, da una mano insensata. Ciò che vediamo sul piccolo schermo corrisponde raramente a ciò che è riportato dalle guide ufficiali. «Il palinsesto è matematica», sostiene Alba Parietti. Ha ragione. Ma il suo reality sa contare solo fino al 7 (di share). Gli esempi si sprecano, giusto per fornire una sismografia del terremoto in atto. Per Raiuno e Canale 5, come detto, il ritardo è cronico, e francamente anche un po' ridicolo. Non va molto meglio sulle altri reti, la litania dello sforamento si ripete. Il telefilm su Raidue e The Oc su Italia 1 iniziano con cinque minuti di ritardo, il film su Retequattro con quindici. Raitre è in orario, e anche La7 non sgarra. Però il programma di Giuliano Ferrara e Ritanna Armeni sfora volentieri. Nel maggio scorso ha ceduto la linea a Gad Lerner solo alle 21.43. Che non l'ha mollata prima delle 24.00. Per la disperazione di Piero Chiambretti, previsto con Markette alle 23.30. Siccome non è un caso isolato, il conduttore ha pensato di ribattezzare il suo programma Uno mattina Markette.
L'altra sera ha bevuto il calice amaro anche Bruno Vespa battuto da Enrico Mentana che aveva in studio Luciano Moggi (Moggi è la variabile impazzita del palinsesto: una volta era chiamato per rispetto adesso per alzare l'audience). Ma Vespa è stato costretto dal film di Raiuno a partire molto tardi. Da cosa dipende questa debolezza intrinseca della tv generalista, questa assurda partita a scacchi che denota mancanza di rispetto nei confronti dello spettatore? Alcuni impazzimenti sono dovuti alle logiche perverse dei palinsesti. Il ritardo della prima serata è stato «inventato» da Striscia la notizia per fare il pieno d'ascolto. Da questo «male» ne discende un altro ancora più grosso. Per non avere concorrenza in quell' ora topica, Mediaset è stata costretta a riportare Bonolis all'ovile, a peso d'oro. Ma Bonolis è tornato con tutto il clan di Lucio Presta (Paola Perego, Amadeus, Panicucci) imponendo alcuni programmi rivelatisi poi dei fallimenti (Amadeus è già sparito dal video). Visto che parliamo di clan, la disarticolazione dei palinsesti dipende anche dal fatto che in troppi ci mettono le mani. Ormai personaggi come Lucio Presta, Bibi Ballandi, Lele Mora, Beppe Caschetto contano più dei direttori di rete. Non a caso a dirigere Raiuno c'è Fabrizio Del Noce, un giornalista che non si era mai occupato di programmazione. A dirigere Canale 5 ci sarà Massimo Donelli (tanti auguri!), la cui unica esperienza tv consiste nell' aver diretto Sorrisi e canzoni (dove spesso si è lamentato dell'infedeltà dei palinsesti!). Qualcuno imputa la follia della programmazione alla crisi imprevista dei reality (difficoltà che coinvolge persino un campione d'ascolti come L'isola dei famosi) o all'esplosione del satellite, di Sky (è il caso di Lost, laserie di culto, che in onda il lunedì regala share record a Fox). Qualcun altro, più addentro, la spiega con la difficoltà delle reti ammiraglie (specie Canale 5) a raggiungere gli obbiettivi promessi agli investitori pubblicitari; di qui gli spostamenti, le protezioni, i traslochi, le cancellazioni apparentemente inspiegabili. Tutto questo mina due meccanismi su cui si fonda, o si dovrebbe fondare, il patto comunicativo della tv: l'abitudine e la fedeltà. Il pubblico è consuetudinario e affezionato ai programmi preferiti. Perché svilire così il palinsesto? Gli orari dei treni non sono sufficienti per garantire a un Paese una rete efficiente di trasporti, ma senza orario i treni non si muovono, e se si muovono creano solo caos.

Aldo Grasso

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29/09/2006 17:44
 
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Magari a forza di ripeterlo si torna agli orari normali... o no?



MICHELA
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29/09/2006 18:11
 
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Almeno si spera, anche ieri sera i Cesaroni sono cominciati ben oltre le nove
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